A cura di Francesca Maggioni, Senior Consultant
Sono domande a cui spesso è difficile dare una risposta, anche dopo essersi presi del tempo per pensare e raccogliere le idee. Perché? Perché tante volte andiamo avanti giorno dopo giorno – nello studio, nel lavoro ma anche nella nostra vita – senza fermarci a pensare a come agiamo, a quali abilità o preferenze abbiamo e a dove vogliamo arrivare nel lavoro e nella vita. Mettendo magari per iscritto, perché no, tali pensieri e riflessioni.
PARTIAMO DAL FEEDBACK
Se decidessimo di fermarci un attimo e riprendere il controllo di queste domande, potremmo partire dal contesto lavorativo, dove c’è un momento che si pone come un buon punto di inizio ed è il momento di dialogo e confronto con il proprio Manager.
Che sia un momento strutturato, ad esempio il colloquio di valutazione della performance a fine anno, o una semplice situazione quotidiana di confronto, il nostro capo ci può aiutare a prendere coscienza delle nostre abilità, competenze, attitudini e ambizioni, per poi costruire, proprio a partire da queste, il nostro percorso di sviluppo. Lo strumento con cui ci può “donare” questa presa di consapevolezza è il feedback e il mezzo con cui noi possiamo ricevere il massimo da questa situazione è l’ascolto.
Il nostro capo ci può offrire una visione esterna dei punti di forza e delle aree di miglioramento che ci caratterizzano, facendo così luce su aspetti per noi difficili da riconoscere da soli perché fanno parte di quell’area per noi “cieca” e un po’ sfocata. Ci può quindi aiutare ad identificare le competenze che già padroneggiamo ma anche quelle su cui dobbiamo intervenire perché siano acquisite o migliorate. Può inoltre stimolare in noi riflessioni su come vogliamo crescere e su quali traguardi vogliamo raggiungere, sicuramente in ambito lavorativo e, in modo più ampio, come persone.
Per fare questo ci può essere utile anche ripercorrere in autonomia la nostra storia, professionale e personale, e i nostri principali successi e fallimenti, al fine di analizzarli e capire quali aspetti di fondo li hanno determinati o condizionati, nel bene o nel male.
IL PIANO DI SVILUPPO
Arrivati fino a qui, siamo sicuramente a buon punto per poter fare il passo successivo e iniziare a lavorare per la definizione del nostro piano di sviluppo. Dobbiamo anzitutto definire in che modo vogliamo sviluppare le competenze su cui abbiamo deciso di intervenire: quali sono le azioni che pensiamo di mettere in campo? Definiamo poi le tempistiche che ci vogliamo dare per ciascuna area di sviluppo che ci prefiggiamo, stabilendo delle “tappe intermedie” per monitorare l’avanzamento delle azioni, fare il punto della situazione per capire quanta strada abbiamo percorso e se siamo in linea con il nostro piano o se serve intervenire per modificarlo. È poi importantissimo stabilire quali sono i risultati finali che ci prefiggiamo, ossia quando concretamente potremo dire di aver sviluppato questa competenza? Perché non inserire tali obiettivi nel nostro piano annuale? Parliamone con il nostro Manager, ci aiuterà non solo a stabilirli, ma anche a definire dei criteri per la loro misurazione. Infine, quali risorse abbiamo a disposizione e quali sono le persone che ci possono aiutare in questo percorso di crescita? Il nostro Manager dovrebbe essere una di queste, ma non dimentichiamoci degli altri membri del nostro team, dei colleghi di altre funzioni ma anche del nostro referente HR, con cui confrontarsi per avere consigli, linee guida e supporto nell’identificazione degli strumenti a disposizione.
Ed eccoci quindi arrivati alla stesura del nostro piano di sviluppo personale. Spesso nelle Aziende più strutturate, in cui la gestione del personale è orientata anche da processi ciclici e annuali – ad esempio il Performance Management Cycle, il Learning Cycle, il Talent Cycle – collaboratori e Manager hanno a disposizione un vero e proprio modello per l’elaborazione di tale piano, da compilare in un momento ben preciso all’interno di uno o più dei processi esistenti.
Indipendentemente dall’avere o meno questo template, partiamo dalla considerazione che un piano di sviluppo individuale è una forma di auto-valutazione, non tanto per dirci quanto siamo o non siamo bravi, bensì per fornirci delle linee guida su come lavorare per raggiungere i risultati e i traguardi che ci siamo prefissati, nel lavoro e nella vita. Per renderlo efficace è utile concentrarsi sui seguenti aspetti:
Un piano di sviluppo è un processo continuo e in divenire, che regolarmente necessita di essere aggiornato. La definizione, ma anche gestione e revisione continua, del proprio piano di sviluppo personale, permettono di mantenere alto il proprio livello di autoconsapevolezza, indispensabile per guidare la realizzazione di sé e il raggiungimento dei propri traguardi.
Copyright © Eu-tròpia Srl
Lascia un commento