A cura di Francesca Maggioni, Consulente Senior di Eu-tròpia
Prima di affrontare il tema del Feedback serve fare una premessa. Se ne sente parlare spesso soprattutto nei contesti organizzativi e nel mondo del lavoro. Può essere definito come lo strumento per eccellenza a disposizione dei Manager per raggiungere un’efficace gestione dei propri collaboratori.
Attraverso un buon feedback un Manager può anzitutto comunicare apprezzamento alle sue persone, riconoscendo loro i meriti per un lavoro ben fatto, un risultato importante o un contributo costruttivo.
Il feedback può anche essere usato per supportare la crescita e lo sviluppo dei propri collaboratori, aiutandoli a riconoscere qualcosa che non riescono a vedere, e che magari non va del tutto bene – un comportamento, un modo di agire, una non piena competenza – per prenderne consapevolezza e, se possibile, cambiare e migliorare.
Facciamoci però una domanda: perché limitare il Feedback ai contesti lavorativi? Perché non sfruttarne il potenziale nella vita di ogni giorno?
Se ci pensiamo bene il Feedback è uno strumento che abbiamo a disposizione tutti in qualunque circostanza e relazione, utile per trasmettere in modo efficace dei messaggi alle persone con cui viviamo, di incoraggiamento ma anche di richiesta di cambiamento.
La rilevanza di un Feedback non è però nelle tematiche che ne sono oggetto: non esistono concetti più frequenti, illustri o nobili. Il suo vero valore è nel modo in cui viene dato e nelle parole che sono utilizzate, che devono essere al tempo stesso incisive, empatiche e rispettose per chi le ascolta.
E allora come dev’essere un Feedback per essere davvero efficace, qual è un “buon Feedback” ?
Partiamo anzitutto da un’osservazione attenta ma rispettosa di ciò che l’altra persona fa o dice, senza giudizio o pregiudizio ma limitandoci a capire se quel comportamento ci arricchisce e ci fa sentire bene o, se al contrario, non ci piace. Fermiamoci ai fatti e ai dati concreti. Una volta colti esplicitiamoli e condividiamoli con chi stiamo osservando.
Chiediamoci poi come ci fa sentire e quali sentimenti ci fa provare ciò che abbiamo osservato. Ci sentiamo felici, tristi, sorpresi, irritati, divertiti, gratificati, delusi, spaventati? Prendiamo consapevolezza di tutto ciò che proviamo, identificando e dando un nome a quelle emozioni.
Cerchiamo infine di capire dove ci portano le emozioni provate: quale nostro desiderio celano? Prendiamo coscienza del nostro bisogno, condividiamolo con l’altra persona e chiediamole di regolare il suo comportamento in linea con le nostre necessità.
Questa richiesta è indispensabile per aiutarci a mantenere alto il nostro benessere, ma al tempo stesso positiva e proficua la relazione tra di noi. Se quello che osserviamo nell’altro – il suo atteggiamento, il suo modo di comportarsi, il suo modo di comunicare in una data situazione – ci fa stare bene e ci arricchisce, chiediamo di proseguire in quello che sta facendo e nel suo modo di essere, magari anche rafforzando quel comportamento. Se invece l’emozione che proviamo di fronte al suo agire non è piacevole e intacca il benessere nostro o di chi ci sta vicino, forse anche a danno della relazione stessa, chiediamo all’altra persona di modificare il suo comportamento o di avviarne uno diverso.
Un feedback, se dato in modo costruttivo e non critico o polemico, può portarci ad esprimere con chiarezza ciò che ci piace e ciò che ci piace meno, senza dare per scontato che le altre persone possano o debbano arrivarci da sole. Si tratta di una forte presa di consapevolezza, tanto per noi quanto per gli altri.
Perché sì, l’altro valore del feedback è il suo essere un “dono” per la persona a cui lo comunichiamo. Se disposta ad ascoltare le nostre parole in modo a acritico e scevro da valutazioni o rimproveri, può infatti cogliere l’opportunità di far luce sulle proprie “aree cieche” che, se scoperte, permettono di apprendere, crescere e migliorare, traducendosi così in gesti, comportamenti e competenze nuove o migliori.
Pensiamo alle nostre relazioni, soprattutto quelle più quotidiane, frequenti o ad alta intensità emotiva: attraverso un buon Feedback possiamo favorire in ciascuna di esse il dialogo e la comprensione reciproca, aumentando di conseguenza il senso di sicurezza e di fiducia nelle relazioni stesse, prevenendo possibili fraintendimenti e conflitti.
Ricordiamoci una cosa: un buon feedback parte della nostra sfera percettiva, prende forma in quella cognitiva e si realizza appieno sottoforma di emozione. Basandosi sulla solida consapevolezza di ciò che percepiamo, sentiamo e desideriamo dobbiamo giungere a posizionare l’empatia al centro della relazione con le altre persone, per aiutarci concretamente a sostenere e preservare il benessere nostro e di chi ci sta vicino.
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